
Quando il capo è un micromanager maniaco del controllo le persone più danneggiate sono i dipendenti che non hanno modo di fare carriera.
Molti dipendenti infatti, non avendo la possibilità di prendere decisioni autonomamente, maturano un’attitudine al non decidere. Esistono alcune ricerche attraverso le quali è possibile vedere come circa 80% dei lavoratori si è sentito microgestito in almeno un’esperienza lavorativa (fonte: Linkedin).
Micromanager: avete presente chi sono?
Il micromanager, ossessionati dal hands on approach, sono soggetti che non riescono a fare a meno del controllo su tutto. Hanno spesso personalità irascibili e hanno uno stile lavorativo che li porta a monitorare e controllare continuamente le persone che lavorano con loro. Questo è un danno sotto tutti i punti di vista. Un capo è maniaco del controllo può essere un problema tanto per le aziende, quanto per i lavoratori che si trovano a lavorare con loro.
La particolarità di un micromanager è che spesso non si accorgono di esserlo.
Spesso infatti le loro intenzioni sono pensate per essere le migliori per il loro team. Tutto però si inceppa in quanto questo comportamento è associato a cattive abitudini che impediscono il lavoro di team. Le prime vittime di questa modalità di management sono i sottoposti che, per indole a volte troppo rispettosa, non riescono ad imparare la pratica della decisione. Questo li incastra, di conseguenza, in una spirale che porta a non sviluppare leadership e quindi a non riuscire a fare carriera.
Tutto questo è stato amplificato dalla situazione di pandemia.
Per chi è portatore di questo stile, il micromanagement è stato infatti tradotto in un maggior controllo durante lo smartworking. In molti casi il bombardamento dei micromanager attraverso raffiche di mail e video call ha raggiunto la tortura. Cosa fai? Dove sei? Ti ho cercato ma non ti ho trovato. Ancora peggio “Spero che questa mail ti trovi bene, richiamami subito”.

Road to Nowhere
Purtroppo il fenomeno è più diffuso di quanto si creda. Secondo una ricerca di Linkedin circa 80% dei lavoratori si è sentito vittima di micromanagement almeno in un’esperienza professionale.
La conseguenza è ovvia. I lavoratori perdono motivazione, questo porta a demoralizzazione e la creatività viene stroncata sul nascere. Oggi è quindi vitale sapere individuare un micromanager nel vostro ambiente lavorativo.
Come farlo? Proviamo a capire come scovarlo.
Il micromanager controlla tutto
Un capo che è maniaco del controllo è ossessionato dalla gestione. Non delega. Può dirvi che lo fa per supportare il vostro lavoro ma, vi sveliamo un segreto, non si fida. Segue passo passo ogni fase, ogni dettaglio e detesta delegare sia lo svolgimento dell’attività, sia la realizzazione di un progetto in ogni fase.
“Posso essere in copia alla mail?”
“Posso darti un feedback su questo e su quello?”
Difficile rispondere di no a questo tipo di richieste e, una volta che siete nella spirale, non se ne esce. Qual è il risultato? Il manager entra in tutti gli step di un progetto creando spesso più complicazioni piuttosto che soluzioni.
L’esperienza ci porta a dire che questo tipo di capi, in queste situazioni, sottolineano di fidarsi dei loro dipendenti ma poi le azioni dimostrano altro. Vi è mai capitato?
Come me Nessuno Mai
L’intelligenza emotiva è alla base di un team. Saper identificare gli stati d’animo dei collaboratori, e proporsi come un supporto, è alla base della leaderhip.
Un capo che è maniaco del controllo non brilla in intelligenza emotiva. Rappresenta un enorme collo di bottiglia per il successo dello spirito di squadra con tutte le sue forme di controllo.
Troppe riunioni e la creatività viene soffocata così come l’agilità e dell’innovazione.
Un altro elemento di blocco sono le richieste incoerenti senza contesto che spesso creano stress inutili.
So tutto io
Spesso il micromanager è una figura che pensa di sapere tutto. E questo è un problema. Significa che questo adotterà un approccio top-down molto chiuso rispetto alle proposte dal basso.
Il risultato? Una team chiuso sia nei confronti di chi ascolta, il capo appunto, sia nei confronti delle nuove idee. Il che porta a una doppia chiusura. Quando i collaboratori non si sentono autonomi non osano e questo non innesca il processo che li porta a sbagliare e crescere.

E allora come comportarci con un Micromanager?
Partiamo dicendo che rapportarsi con un capo è maniaco del controllo non è facile. Ma come tutte le situazioni complicate, può essere un’ottima esperienza da cui imparare. Qui di seguito diamo alcuni suggerimenti che possono esservi di spunto se doveste avere a che fare con un micromanager.
Innanzitutto i capi possono essere «istruiti».
Non sempre i micromanager sono persone cattive. A volte semplicemente non sono portati ad ascoltare. Se avete un buon rapporto con loro, condividere il vostro punto di vista, questo può aiutarli a realizzare la situazione. “Vorrei farti sapere che sento di non avere piena fiducia quando mi occupo del mio lavoro.” Questo è un ottimo modo per affrontare l’argomento.
Un altro suggerimento è condividere con lui come si preferisce ricevere il suo feedback. Spesso far capire a un micromanager che il lavoro svolto nei vostri confronti potrebbe essere più efficace può innescare un meccanismo a vostro favore. Non vi sottraete al feedback che vi da, chiedete solo che venga dato in modo da essere più efficace.
Favorire il dialogo nel team e incoraggiare il confronto di punti di vista può portare il capo ad aprirsi all’ascolto.
Un altro suggerimento è definire il suo controllo a momenti precisi. Chiedete un check settimanale con costanti aggiornamenti da parte vostra. Ancora una volta, mostrate un approccio che possa essere un metodo chiaro evitando che il capo pensi che vi volete sottrarre a lui.
L’ultimo consiglio, forse il più difficile ma anche il più efficace, è portare il micromanager a vedersi dall’esterno. Esistono alcuni quesiti che potete porre al micromanager per aiutarlo in questo punto di vista. “Hai assegnato a quel collega quel preciso lavoro, ma sto vedendo che stai portando avanti tu la gestione dei processi e controllo, come mai?” Frasi come questa aiutano a far scattare al micromanager il dubbio che forse tra il dire e il fare c’è una differenza.
In conclusione, il dare fiducia o la sua mancanza sono comportamenti umani. Identificarli e approcciarli non è facile ma in alcuni casi dovrete farlo per evitare che questo possa precludervi opportunità e crescita. Abbiamo provato a darvi alcuni spunti e ci piacerebbe sapere cosa ne pensate nei commenti a questo articolo. Se poi vivete una situazione compromessa rivolgetevi a un head hunter e cambiate lavoro. Fateci sapere se avete bisogno. Noi ne conosciamo alcuni molto bravi!

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