
Il 9 aprile 2020 le Nazioni Unite hanno rilasciato un report dal titolo: “Policy brief: the impact of Covid-19 on women”. Il documento è frutto di un’indagine volta a dimostrare come le donne siano state e saranno una delle categorie più colpite dalla pandemia, semplicemente in virtù del loro sesso. Cinque sono gli ambiti sui quali si concentra il rapporto: impatto economico, salute, lavoro di cura non retribuito, violenza di genere e diritti umani. Gli obiettivi sono invece due. Esplorare in che modo la vita di donne e ragazze stia cambiando e delineare misure prioritarie sia per una ripresa immediata, sia per convogliare sforzi di recupero a lungo termine.
«Il Covid-19 non è solo una sfida per i sistemi sanitari di tutto il mondo, ma anche una prova della nostra umanità. Le donne saranno le più colpite da questa pandemia, ma saranno anche la spina dorsale della ripresa. Ogni risposta politica che riconoscerà questo aspetto, sarà più incisiva per lo stesso» – UN, Policy Brief: the impact of Covid-19 on women.

Donne e pandemia
Tra il 2020 e il 2021 si sono succeduti due avvenimenti antitetici ma di forte impatto, riguardanti la popolazione femminile globale. Da un lato, si è festeggiato il venticinquesimo anniversario della Dichiarazione di Pechino, adottata per promulgare l’uguaglianza fra uomini e donne. Dall’altro, il presidente turco Erdoğan, ha deciso di uscire dalla Convenzione di Istanbul, il cui scopo è prevenire e combattere la violenza di genere. La seconda decade del XXI secolo ‒ pioneristica per la parità di genere ‒ ha invece fatto emergere maggiormente i problemi della nostra società. Così, il numero cinque dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030, volto alla conquista dell’uguaglianza di genere, sembra ancora più lontano.
Una pandemia amplifica e accresce le disuguaglianze preesistenti. Queste disuguaglianze, a loro volta, modellano chi è colpito, la gravità di tale impatto e i nostri sforzi di recupero. Il Covid-19 e le sue ripercussioni sociali ed economiche, hanno creato una crisi senza precedenti nella storia delle Nazioni Unite. Essa richiede una risposta dell’intera società per essere superata. Ma questa risposta deve tenere conto dei modi in cui le disuguaglianze hanno reso alcune categorie più vulnerabili di altre. Se invece scegliamo semplicemente di ripetere politiche del passato, non possiamo non sfruttare questo momento per ripartire da società più eque, inclusive e resilienti. Ciò significa mettere donne e ragazze alla guida di uno sviluppo più sostenibile per tutti.
«Per risolvere il problema della crisi della cura, la soluzione è solo una: cambiare. Cambiare il sistema, cambiare i paradigmi del lavoro, del tempo, della condivisione dei ruoli e dei compiti» – Jennifer Guerra, autrice del saggio “Il capitale amoroso. Manifesto per un eros politico e rivoluzionario” (Bompiani, Milano 2021).

Ma vediamo assieme i 5 punti analizzati nel report delle Nazioni Unite.
1. Impatto economico
Problemi. Abbiamo imparato a comprendere che ci troviamo nel bel mezzo di una crisi: il Coronavirus sta facendo vacillare l’economia mondiale verso una recessione globale. Ciò che forse non sappiamo però, è che la vita economica e produttiva delle donne è stata colpita diversamente rispetto a quella degli uomini. La causa? Nel mondo le donne guadagnano di meno, risparmiano di meno, svolgono lavori meno sicuri e hanno maggiori probabilità di essere impiegate nel settore informale. Già il virus Ebola, che colpì il continente africano fra il 2014 e il 2016, aveva dimostrato che le quarantene riducevano significativamente le attività di sostentamento, con il conseguente aumento dei tassi di povertà e di insicurezza alimentare. Nonostante le esperienze passate, allo scoppio dell’odierna pandemia, il lockdown è stato adottato come principale misura di sicurezza in 56 paesi di tutto il mondo.
Soluzioni. La lezione più chiara che emerge dalla pandemia è: costruire economie e società più eguali, inclusive e sostenibili. Ciò include politiche economiche e sociali che tengano conto delle differenze di genere e significa mettere la vita economica delle donne al centro dei piani di recupero. 106 paesi hanno già adottato protezione sociale e programmi di lavoro in risposta alla pandemia. È però importante che questi interventi incorporino dati disaggregati per sesso, una lente di genere e un targeting specifico per le donne. Questo comprende la rimozione delle barriere che impediscono il pieno coinvolgimento delle donne nelle attività economiche, pari retribuzione e pari opportunità. Allo stesso modo, ridurre il divario educativo di genere e garantire i benefici (assicurazione sanitaria, sussidi di maternità retribuiti) alle donne in tutte le sfere di lavoro.
2. Salute delle donne
«La propensione al maschile risale quanto meno ai tempi dell’antica Grecia. Fu Aristotele a lanciare l’idea che la donna fosse un “maschio dal corpo mutilato”.» ‒ Caroline Criado Perez, autrice del saggio “Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano” (Einaudi, Torino 2020).
Problemi. Mentre i primi rapporti rivelano che sono gli uomini i soggetti più colpiti dal Covid-19, la salute delle donne è generalmente negativamente influenzata dalla ricollocazione di risorse e priorità. Donne e ragazze hanno bisogni di salute unici, ma hanno meno probabilità di avere accesso alla qualità dei servizi sanitari essenziali. Le donne inoltre, sono maggiormente esposte al rischio di contrarre il virus a causa della segregazione sessuale professionale. A livello globale, costituiscono il 70% della forza lavoro sanitaria (comprendendo anche personale di servizio come addetti alle pulizie, lavanderia, catering). I dispositivi di protezione individuale sono spesso inefficaci per via delle taglie “standard” delle attrezzature, fabbricate sul modello del corpo maschile. Anche a livello della salute sessuale la situazione si complica. In Latino America e nei Caraibi si stima che 18 milioni di donne perderanno il regolare accesso ai contraccettivi, dato l’attuale contesto della pandemia.
Soluzioni. Le voci delle donne in prima linea devono essere incluse nella pianificazione della risposta. Un’attenzione speciale deve essere rivolta alla salute psicosociale, ai bisogni e all’ambiente di lavoro della donna (che deve fornire articoli essenziali per l’igiene come assorbenti e disinfettanti). Nonché all’equipaggiamento per la protezione personale. Data l’accresciuta vulnerabilità delle lavoratrici in prima linea e dei casi di violenza contro di loro, devono anche essere messe in atto misure per prevenire e mitigare gli abusi di genere.

3. Lavoro di cura non retribuito
Problemi. Cos’è il lavoro di cura non retribuito? Esso comprende principalmente tre mansioni: faccende domestiche, accudimento dei figli e assistenza agli anziani. Siccome sono le donne a doversi sobbarcare la maggior parte di queste attività, il lavoro domestico gratuito può avere gravi conseguenze sulla loro salute psicofisica. Stress, ansia e depressione sono le tre patologie principali legate a questo fenomeno. Esistono effetti anche sulla vita sociale e lavorativa delle donne. Rinuncia completa del proprio impiego o scelta di un impiego part-time (con una contribuzione inferiore e incarichi di basso o medio livello), gender-gap e differenze di salario. La crisi provocata dal Covid-19 ha evidenziato come le economie formali del mondo sono costruite sul lavoro invisibile di donne e ragazze. Con i bambini fuori dalla scuola e bisogni assistenziali intensificati per gli anziani, le richieste di lavoro di cura sono aumentate.
Soluzioni. Il lavoro di cura non retribuito delle donne è stato a lungo riconosciuto come un fattore di disuguaglianza. Sono dunque necessarie misure immediate per garantire che il Covid-19 non inverta i progressi compiuti negli ultimi decenni verso la parità di genere, in particolare per quanto riguarda la partecipazione delle donne alla forza lavoro. Ad esempio, all’indomani della crisi finanziaria globale del 2008, sono state fornite misure di sostegno a progetti infrastrutturali che impiegavano principalmente uomini. Sono invece stati tagliati molti posti di lavoro nell’insegnamento, nella cura e servizi pubblici, tutti i settori ad alta intensità di donne. Non ripetiamo lo stesso errore. Infine, con così tante donne che continuano a lavorare fuori casa, sarebbe opportuno riconoscere ai padri un ruolo primario di caregiver per i figli, in modo da avere un impatto positivo sulla divisione del lavoro e sullo sradicamento dei ruoli di genere.

4. Violenza di genere
Problemi. Mentre la pandemia acuisce lo stress economico e sociale associato alle misure di isolamento sociale, la violenza di genere è aumentata esponenzialmente. Molte donne sono rimaste bloccate in casa con i loro aguzzini. Allo stesso tempo, i servizi a sostegno delle vittime sono stati interrotti o resi inaccessibili. Se i picchi in molti casi, vanno oltre il 25%, in alcuni paesi le segnalazioni sono addirittura raddoppiate. Alcuni centri per la violenza domestica sono pieni; altri hanno dovuto chiudere o si sono trasformati in presidi sanitari.
Soluzioni. La prima misura è sicuramente integrare gli sforzi di prevenzione e i servizi per rispondere alla violenza contro le donne. Questo si può fare designando rifugi per la violenza domestica come servizi essenziali, ampliando la capacità di questi ultimi e riconvertendo spazi inutilizzati. Ma soprattutto, rendendoli accessibili per tutti. Un altro aspetto su cui concentrarsi è creare luoghi sicuri per segnalare abusi senza allertare i colpevoli (ad esempio negli alimentari o nelle farmacie). Possiamo prendere spunto da alcuni paesi che hanno già adottato soluzioni innovative. In Cina l’hashtag #AntiDomesticViolenceDuringEpidemic ha aiutato a rompere il silenzio sulla violenza durante il lockdown. La Spagna invece, ha attivato un servizio di messaggistica con funzione di geolocalizzazione per fornire immediato sostegno ai survivors. Allo stesso modo, in Francia, 20.000 camere d’hotel sono state messe a disposizione delle donne che hanno bisogno riparo da situazioni di abuso.
5. Diritti umani
La pandemia ha portato ad un aumento delle restrizioni della libertà di movimento, andando a scalfire ulteriormente i diritti umani già minacciati dalle politiche dei singoli paesi. Ciò ha comportato una riduzione dello spazio del cittadino, del diritto alla riunione e alla libertà di espressione. La ripresa post-pandemia dovrà portare ad un ampliamento dei diritti e della partecipazione delle donne negli affari pubblici. Allarghiamo la sfera dei diritti, invece che restringerla.
«Privilegio non è “spassarsela”, vivere benestanti e senza pensieri. Privilegio è avere – a parità di condizioni con altri e altre – più possibilità per superare quelle condizioni» – Lorenzo Gasparrini, autore del saggio “Perché il femminismo serve anche agli uomini” (Eris Edizioni, Torino 2020).


Dottoressa in Lettere Moderne e specializzata in critica editoriale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La mia passione per il giornalismo, l’editoria e il cinema mi hanno portata ad approfondire il mondo della comunicazione in tutte le sue forme presso la facoltà di Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale dell’Università di Parma, che tuttora frequento.
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