L’aprile 2021 segna la fine della censura cinematografica in Italia. Il ministro della Cultura Franceschini firma un decreto che dichiara la fine del controllo su ciò che può o non può essere mostrato al cinema. Il decreto per porre fine alla censura porta con sé la creazione della Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche.
Questa commissione fa parte della Direzione Generale del Cinema del Ministero della Cultura. Il suo obiettivo sarà quello di verificare la migliore classificazione indicativa delle opere cinematografiche. Secondo la Legge sul cinema, questo intervento introduce il sistema di classificazione e toglie dal radar la possibilità di censurare le opere cinematografiche.
Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato, presiederà il comitato, che avrà 49 membri. I partecipanti alla commissione erano scelti tra esperti del mondo della settima arte.
Tutti devono avere prova di competenza nel settore cinematografico e negli aspetti pedagogico-educativi, poiché dovranno indicare quale tipo di film è indicato per quale età.
La storia della censura in Italia
L’arrivo dei governi di centrosinistra, nel 1962, ha portato all’approvazione di una riforma che ha rimosso diversi limiti al cinema. Con questa manovra la censura si limitò all’individuazione di un’offesa alla morale, che, con la prudenza dei censori, diede origine a un nuovo fenomeno.
È nata una commissione speciale presso il Ministero del turismo e dello spettacolo, in cui pubblici ministeri, cittadini e associazioni hanno manifestato contro i film che erano stati diffusi dalla censura con il codice penale.
La lista dei film denunciati per offesa alla morale è ampia, ad esempio: “Mamma Roma” (1962), “La ricotta” (1963), “Teorema” (1968), “Il Decameron” (1971) e “Novecento” (1976) di Mauro Bertolucci.
L’eredità della seconda guerra mondiale
I nome dei film censurati da diversi anni in Italia sono tanti. In particolare un’epoca storica che ha segnato il cinema è stata quella del secondo dopoguerra. Molti casi dei film censurati erano il risultato della legislazione applicata dal fascismo durante la guerra.
Questa base legislativa ha interessato tutte le opere non convenzionali, raggiungendo capolavori e film con budget inferiori. Pier Paolo Pasolini fece censurare all’epoca tutti i suoi film. Un altro esempio fu l’ordine di distruggere tutte le spire de “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci. Inoltre, Luchino Visconti ha dovuto fare diversi tagli in “Rocco e i suoi fratelli” e sequestro di “Il pap’occhio” di Renzo Arbore.
Casi di censura in altri paesi
Durante la seconda guerra mondiale, il cinema tedesco era una delle armi principali della propaganda nazista, senza spazio per film che non si adattavano alle politiche del tempo. I film erano ottimi esempi dei pensiere di Adolf Hitler e Joseph Goebbels, dove tutto il razzismo all’interno del movimento era mostrato nei film.
Un grande esempio di questo è Jud Süß, lanciato durante il Terzo Reich per diffondere l’odio contro il popolo semitico. Oltre ai film di propaganda nazista, i tedeschi ricevettero molti film incentrati sull’intrattenimento, specialment alla fine della seconda guerra mondiale, quando la sconfitta della Germania era sempre più evidente, come un modo per alienare la popolazione.
Anche il Brasile ha attraversato momenti di censura molto forte nel mondo dell’arte, anche durante il periodo bellico, mas ancora più forte durante la dittatura militare. Tra il 1964 e il 1985 il paese attraversò un regime dittatoriale in cui la censura era molto ampia, molti film non potevano essere pubblicati, molte canzoni non potevano essere cantate, ai giornali era impedito di pubblicare notizie e questo per non parlare dei vari brasiliani esiliati a causa della arte.
Giornalista laureata presso l’Università di Brasília (UnB) e specialista in produzione culturale, arte e spettacolo. Apassionata di conoscere nuove culture e tutte le loro differenze, credi molto che si possa vivere in un mondo in cui tutti si rispettano.
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