
La gentilezza è una forma di empatia, generatrice di benessere e di comprensione reciproca.
Ci permette di intercettare la sensibilità altrui edificando un ponte tra noi e gli altri, le cui fondamenta affondano nella base comune: l’umanità.
In ambito lavorativo il legame che i lavoratori allacciano reciprocamente, tramite un approccio sinceramente gentile, crea una compartecipazione e un’unità di principi volti a raggiugere efficacemente l’obbiettivo prefissato.
Il lavoro di gruppo assume le forme di un’organica macchina i cui ingranaggi funzionano rapidamente e senza intoppi. Di fatti un ambiente lavorativo disteso, privo di esplicite o implicite tensioni spalanca la porta per l’autorealizzazione personale, ma massimizza anche il lavoro di gruppo.

I numeri della gentilezza
La gentilezza stimola l’empatia e il rispetto reciproco. Induce i membri di un team a mantenere un clima di benessere in cui lavorare serenamente sia sul piano individuale che su quello di gruppo. In definitiva la gentilezza rappresenta un punto di forza e una svolta qualitativa all’interno di un’azienda.
Questa è la prospettiva del 65% degli italiani che hanno partecipato al sondaggio elaborato da Infojobs per capire cosa sia la gentilezza in ottica lavorativa. E’ interessante capire come questo è evoluta in un mondo alle prese con la pandemia da coronavirus. Il 7,4% dei duemila intervistati considera la gentilezza una tattica per trarne vantaggi. Il 6,2% invece la annovera tra le illusioni, mentre l’1,5% tra le debolezze, il 20% lo considera un elemento imprescindibile.
Ne risulta che la maggior parte dei lavoratori intervistati crede nella gentilezza come elemento di forza di un’azienda. Il 41,5% di loro dichiari che il proprio datore di lavoro non manifesta interesse verso questo tema. Il 17,5% dichiara di avere un superiore che premia un ambiente competitivo.

Gli effetti della gentilezza
La competitività e la gentilezza meramente formale appartengono alla sfera dell’individualismo e tendono a creare relazioni artificiose. In queste i lavoratori aspirano alla realizzazione di un fine personale piuttosto che ad un obbiettivo comune sostenuto da un efficiente lavoro di squadra. Diffidenza e scarsa considerazione dell’altro regnano quando la gentilezza è assente, avallando quel meccanismo, abbastanza diffuso nella nostra società, per cui trarre il massimo vantaggio individuale è motivo o di orgoglio o di sopravvivenza. Al contrario l’essere gentili permette di decentrare l’attenzione da sé verso la comunità, si tratta di una forma d’essere che coltiva il rispetto interiore tramite il rispetto verso gli altri. Uno dei massimi poeti europei dell’Ottocento, Wolfgang Goethe, nel suo romanzo dal titolo Le affinità elettive asseriva che “non c’è un segno esteriore di cortesia che non abbia una profonda base morale.

L’importanza oggi sul lavoro
La vera gentilezza sarebbe quella che trasmette insieme il segno esteriore e il fondamento intimo”. Al tempo del Covid-19 la delicatezza della gentilezza pare essersi persa tra i cristalli degli schermi. Il 17% degli intervistati dichiara di sentirsi distante e imbarazzato rispetto al proprio ambiente di lavoro, il 16,3% sente l’assenza di confidenza, mentre il 50% dichiara di poter costruire lo spirito di squadra pur lavorando a distanza e ancora il 16,3% crede di poter ricostruire i momenti di svago sfruttando le piattaforme online. Confinati come spesso ci troviamo nelle nostre camere, un gesto gentile risulta ancora più incisivo e determinante nell’accendere la fiammella della positività interiore e nel far circolare uno spirito propositivo e comunitario.

Quello che vorrei dare al mondo è quello che vorrei ricevere dal mondo: Gentilezza creatività e allegria. Tre dosi di vitalità che vorrei ricevessero tutti e che provo a dare tramite la mia quotidianità, i miei studi, i miei articoli e il mio lavoro giornalistico.
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