
Dipendenza da lavoro o amore per la professione. Qual è la linea sottile?
Dipendenza e amore sono due facce di una stessa medaglia. Così come avviene per una relazione sentimentale, anche la dipendenza da lavoro viene spesso confusa con amore per la propria professione. Ma c’è una netta differenza.
Prima di tutto è il caso di rendere chiaro cosa significa dipendenza da lavoro. “Workaholism” è il termine usato da Wayne E. Oates, psicologo statunitense, che ricrea quell’immagine mentale di “inebriamento”. In questo caso la sostanza inebriante è il lavoro.
Identifica così quella persona talmente coinvolta dal lavoro da interferire con la sua salute fisica, la sua felicità personale e le sue relazioni interpersonali.

Possiamo dunque inferire che la dipendenza da lavoro non è assolutamente un merito, ma un vero e proprio problema di salute mentale. Ma se da una parte riflettiamo sul fatto che questo sia scontato,
Perché sentiamo il bisogno di doverlo specificare?
Ebbene, se ci fermiamo a riflettere, oggi giorno colui che dedica tutta la propria vita al lavoro riceve prestigio, denaro, ammirazione. Sembra quasi impensabile che si possa essere portatori di un disagio e nello specifico di una forma di dipendenza.
Dove trova radici questa dipendenza da lavoro?
Diversi filoni di pensiero trovano risposta nel tentativo di alleviare sentimenti di ansia, vuoto e bassa autostima. L’individuo sente di potersi definire in base a ciò che fa, piuttosto che in base a ciò che è. Per cui ne consegue una grande spinta a fare qualcosa per trarne approvazione e valore.
Messa in questi termini, si può pensare che la maggior parte delle persone sia affetta da dipendenza da lavoro. E’ necessario dunque far chiarezza sull’altra faccia della medaglia.
Come definiamo l’amore per la professione?
Innanzitutto, specifichiamo che essere innamorati di ciò che si fa, significa essere appassionati.
La passione è un intenso coinvolgimento e un forte desiderio di svolgere una determinata attività. A lungo termine provoca benessere ed è strettamente legata ad una performance ottimale. L’esatto opposto della dipendenza da lavoro, che invece nel tempo provoca un esaurimento psicofisico ed un conseguente decremento della performance.
Vi è mai capitato, mentre svolgete un’attività di vostro interesse, di sentirvi talmente assorbiti da sembrare che il tempo voli? Bene, stavate sperimentando quella che in Psicologia positiva chiamano “esperienza di flusso”. Ecco, questo “flow” è spesso ciò che prova quella persona che svolge un’attività di cui è realmente appassionata.

Allora cosa distingue la dipendenza da lavoro dalla vera passione?
La principale differenza sta nella motivazione, che è la spinta a svolgere una determinata attività.
Nel caso della passione, solitamente la motivazione è legata ad aspetti intrinseci, come ad esempio il piacere che si trae dall’attività stessa. Invece la motivazione è estrinseca se legata ad esempio all’approvazione degli altri ed è ciò che accade per la dipendenza da lavoro.
Vi è mai capitato di svolgere un’attività unicamente perché vi è stato promesso qualcosa in cambio? Avrete sicuramente notato come, una volta venuto meno il compenso si perda anche l’interesse per ciò che si sta facendo.
Certamente la propensione dell’individuo verso motivazioni intrinseche piuttosto che estrinseche, definisce in parte la differenza tra amore per ciò che si fa o dipendenza da lavoro. Piccola parentesi,
come può un datore di lavoro stimolare la passione nei suoi dipendenti?
Il clima e la cultura aziendale possono risultare decisivi nel coltivare passione e interesse nei dipendenti. Questo avrà come effetto il loro benessere con conseguente incremento della performance e dei profitti.
A questo riguardo, possiamo riflettere sulla distinzione tra lavoro e professione. Infatti, se il lavoro definisce il ruolo per cui si è pagati, la professione è il campo di interesse a cui ci si dovrebbe appassionare.
Il segreto sta dunque nel rendere l’ambiente lavorativo il mezzo ottimale per coltivare l’interesse delle persone.
Ma come?
L’azienda dovrebbe avere un occhio di riguardo non solo per questioni come la giusta luce e temperatura, o il grado di privacy tra gli uffici o la palla da fitness al posto delle sedie.
Parliamo anche di altri “meta-concetti”. Ad esempio, dell’allineamento dei valori tra individuo e azienda, o del giusto equilibrio tra lavoro e vita privata, o di supportare la libertà di espressione.
Alcune aziende possono investire a tal punto nel benessere e nel coltivare la passione dei lavoratori, da far sì che ci sia una fusione tra vita lavorativa e quella extra lavorativa. Ne risulta che il dipendente si appassiona più al lavoro che non alla professione. Fino a che punto questo è positivo? Immaginiamo infatti le conseguenze sul piano personale per chi, per un motivo o per un altro, è costretto a lasciare il posto di lavoro.
E quindi qual è la linea sottile?
Certamente la dipendenza da lavoro non è da sottovalutare e va gestita nel modo più appropriato ed in primis attraverso un percorso di terapia adeguato.
Invece, la passione per la professione può essere coltivata. Su questo possiamo trarre alcune conclusioni, partendo dal presupposto che essere appassionati in certi casi è anche in parte una scelta individuale.
La parola chiave è “consapevolezza”: per coltivare una passione è necessario essere consapevoli.

Ma cosa si intende per consapevolezza?
La consapevolezza è la cognizione che qualcosa esiste, definisce il fatto che siamo coscienti e quindi in grado di comprendere. Applicata a diversi contesti possiamo dire di essere consapevoli di chi siamo, degli altri o ad esempio anche di un evento che sia presente o passato.
Quindi di cosa dobbiamo essere consapevoli per essere appassionati?
Sicuramente merita del tempo ed energia il cercare di capire quali sono le proprie reali propensioni, ovvero cosa è nelle proprie “corde”.
E’ indispensabile anche conoscere i diversi aspetti che costruiscono l’identità di un individuo e capire come mantenerli in equilibrio. Ma soprattutto bisogna creare consapevolezza riguardo le motivazioni che spingono a compiere una certa azione, cercando di distinguere quelle intrinseche da quelle estrinseche.
In questo modo sarà possibile coltivare la propria passione.
E tu, quanto ti senti consapevole?

I believe that changes are just opportunities for self-improvements ✅
🔮 In love with my mantra, “Find yourself in new experiences!”
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